Interrogatorio

Sandresh ebbe una visione offuscata della sua cella. La testa gli doleva e gli girava mentre le ombre innanzi ai suoi occhi pian piano scomparivano. Appena pensò di riuscire a camminare, si alzò. Vi era una piccola ciotola a terra e pensò dovesse essere la sua razione di cibo. La prese e si sedette sulla brandina.

Le lenzuola erano sporche e mancava il cuscino :<< Non il massimo della comodità>>, pensò l’arcimago. Era isolato. La cella misurava circa 11 piedi in larghezza e in lunghezza. Era troppo stretta per uno abituato a vivere nel lusso. Sandresh tastò le mura in granito freddo: dovevano essere spesse più o meno 20 piedi. Toccò le fini insenature scavate dall’acqua nella pietra. Erano ghiacciate.


Si avvicinò alle sbarre. Si accorse subito che si trattava di magia. La sentiva nell’aria. Ma già sapeva che non sarebbe riuscito ad eludere quell’incantesimo in così poco tempo. Si dette per vinto e si stava avviando al letto per meditare, quando una voce lo chiamò:
<< Sandresh!- ci fu una pausa, e poi ancora più forte- Sandresh! Ti prego aiutami!>>.


L’arcimago si guardò intorno ma non riuscì a vedere nulla:<< Questo lurido posto mi gioca brutti scherzi alla mente…> pensò. Ma improvvisamente sentì un fortissimo urlo frantumargli i timpani e poi il nulla più assoluto. Cadde a terra, frastornato. Stava ansimando, quando una guardia fu attratta da quella scena. L’arcimago capì bene che sarebbe stato meglio non parlare di quello che aveva appena udito. Si avvicinò, carponi all’estremità della prigione. La guardia fece aprire la cella magica e fece uscire il prigioniero. Lo prese a calci senza dire neanche una parola, indicandogli dove andare. Sandresh capì che doveve seguire quella direzione, altrimenti quella spada si sarebbe presto macchiata del suo sangue. Non era in grado di affrontare uno scontro. Si trovava in uno stato di stanchezza che non avrebbe mai pensato di avere. Quella voce lo aveva sfinito.
Mentre rimuginava su quanto gli era accaduto, era arrivato dinnanzi ad una porta di legno chiusa con un catenaccio in ferro, dopo aver attraversato uno squallido corridoio completamente disadorno e a forma cilindrica. Era circondato da freddo granito. Quella visione lo turbò molto.
La guardia aprì la porta e fece entrare Sandresh, sghignazzando. Lo lasciò in quella stanza da solo, al buio completo. Inciampando, trovò un tavolo ed una sedia. Capì subito che in quella stanza sarebbe stato interrogato.
Si sedette.
Percepiva molta magia intorno a lui, ma non riusciva a capire da dove provenisse. Si rialzò. Non riusciva a stare fermo. Camminò in tondo per molto tempo. Volle accendere una fiaccola e pronunciò un incantesimo in lingua elfica, ma scoprì che quella stanza era protetta da uno scudo magico. Ora capì quell’abbattimento fisico e mentale che lo aveva completamente disorientato appena entrato in quella stanza, mentre stava riprendendosi dall’incontro con quella voce. Passò vicino ad una parete. Tutto quel freddo gli dava alla testa. Ma, camminando, si accorse che quella parete era più calda delle altre, quasi come se fosse attraversata da linfa vitale:<< O Magia….>> constatò Sandresh, capendo che era osservato da qualcuno.
Sconcertato, si andò a sedere.
Passò un’altra mezz’ora, ma per l’arcimago parve un’eternità. Pensò a Meriel. Si sentiva impotente. Lui, chiuso in una stanza ad aspettare qualcosa, qualcuno, mentre Meriel forse stava soffrendo le più atroci pene. Pensò a Boindur e a Beiel. Cosa stavano facendo? Egli non era a conoscenza che erano stati anche loro rapiti e trasportati in un luogo leggendario: Le gallerie segrete del Maelstrom.
Ma, mentre pensava a tutti i suoi cari, la porta venne violentemente aperta e ne entrò un umano dall’aspetto altezzoso:
<< Ok caro, non sono qui per perdere tempo! Quindi sbrighiamoci, capito?! Io sono il generale Comand. E che sia ben chiaro, qui le domande le faccio io!>> esordì l’ufficiale mostrando i denti.
<< Dunque, cosa ci facevi in compagnia di quella sgualdrina!>>chiese Comand.
<< Quale sgualdrina? Non capisco di cosa stiate parlando!>> rispose Sandresh.
<< Non fare lo stupido sappiamo entrambi a chi mi sto riferendo!>> rispose il generale, sputandogli ai piedi.
<< Non davvero, l’unica donna con qui ho fatto amicizia su quella nave non era certo una sgualdrina!>> disse Sandresh, con fare risoluto.
<< Ehi bello, non giocare con il senso delle parole. Non sei nella situazione giusta per farlo. Allora, riformulo la frase: che cosa ci facevi con quella donna, porca Jaina!>>, imprecò la guardia.
<< Avevo solo conosciuto una bella ragazza su una nave, nient’altro.>> disse con calma l’arcimago.
<< Ed invece no, mio carissimo bastardo! Sappiamo con estrema precisione che stavi complottando per lasciarla scappare con te! Ammettilo, verme infame!>> ringhiò Comand.
<< E daccordo, avevo pensato di portarla con me. Ma al cuor non si comanda. Sono innamorato…>>. Con questa tattica Sandresh cercava di non lasciar trapelare informazioni sulla lora missione e sul futuro della ragazza.
<< Ma come siamo spiritosi! Non riesci a capire che sei in trappola?! Sappiamo tutto sul tuo conto. Dal primo giorno che sei nato a quando sei stato colpito su quella fottuta nave! Lo vuoi capire che sei spiato da quando ai rivolto parola a quella fattucchiera? E se proprio lo vuoi sapere, ti ha tradito stesso lei…>> Rise l’ufficiale.
A questo punto, Sandresh vide crollare il mondo. Non riusciva a credere che Meriel- proprio Meriel, la ragazza che amava dal primo momento che la vide- l’aveva tradito. Aveva detto loro tutto ciò che sapeva. Non poteva pensare ad una cosa più terribile.
<< Eh si mio caro… Proprio la tua cara Meriel ti ha tradito. La nostra miglior spia. Lei e il fratello stanno cercando di eliminare ogni possibile cospiratore, interno o esterno al regno. Tu, mio caro, sei fra questi e, ti faccio una confidenza: Brandalor e Sharòn non amano i cospiratori.>> E con questo, il generale Command si congedò ridendo.


Entrò una guardia nella stanza che trasportò Sandresh nella sua cella. Ma lui non se ne accorse neanche. Tutte le sue speranze, tutti i suoi sogni erano distrutti, disintegrati. Non voleva crederci, ma le parole di quel maledetto militare erano state chiarissime. Il suo cuore era stato pugnalato migliaia di volte. E lui non era sopravvissuto. Era in uno stato di catalessi.
Arrivato alla sua cella, venne gettato a terra. E li rimase per intere settimane, senza mangiare nè bere.
Aveva deciso di mettere fine alle sue sofferenze, ma c’era qualcosa che continuava a tenerlo in vita, qualcosa di misterioso e di segreto, che Sanresh non riusciva a capire.

The King