Maraille era una piccola città marittima. Un porto si affacciava sul mare, con le sue barche da pesca e i suoi visitatori stranieri.
Un giorno venne verso Maraille una tempesta. Non era una di quelle passeggere, né tantomeno una di quelle piccole. Una tempesta come si deve, a dirla tutta.

La gente si chiudeva in casa, gli stranieri assistevano dalle finestre, entusiasti perché avevano delle foto emozionanti da far vedere ai propri parenti. Le persone pregavano, gli adulti divennero bambini impauriti davanti alla tempesta e i bambini la affrontarono con pura curiosità e stupore.
Una barca mollò gli arpeggi, quel giorno. Andò verso l’orizzonte, come se fosse un normale giorno soleggiato. Come se nulla fosse, andò incontro alla tempesta. Come se nulla fosse, scomparve. In quell’abisso infinito ed oscuro che è l’oceano. La tempesta portò con sè la barca e 5 persone che si trovavano su essa.
Ouhro, un vecchio capitano che ormai non aveva nulla da perdere e nulla da vincere. Jonuy, uno straniero che nessuno ricorda.
Yoseph, un uomo con una moglie e due figli. Aveva perso tutto -tutto- un lavoro, una famiglia, una donna che lo amava, due figli, una casa per morire in una tempesta.
Josha, un ragazzino. Aveva poco più di 16 anni e non aveva visto nulla della vita. Mario, un uomo che si diceva avesse assassinato una donna, in un paese lontano da Maraille.
Morirono, tutti e 5. Travolti da una tempesta a cui erano andati incontro. Praticamente si suicidarono, andarono contro un qualcosa di visto e calcolato. Volevano vedere la tempesta dall’interno, volevano vedere com’era vivere nella tempesta.
Il vivere nella tempesta è questione di un attimo, in ogni caso. Un secondo ci sei, il secondo dopo un qualcosa ti porta via, nell’abisso oscuro che poi è l’oceano dei nostri sentimenti.
Darkside aka Gennaro-Cennaro-Nolano