Nihal e il portale

Il concorso INCONTRO DUE MONDI organizzato dagli amici di www.liciatroisi.eu è stato, purtroppo, sospeso. Il nostro DEUDERMONT ha comunque deciso di pubblicare su Warlandia il suo lavoro.

Lo pubblichiamo di seguito sicuri che sia un ottimo lavoro e che trovi nei lettori riscontri favorevoli. La parola a DEUDERMONT:

Nihal e il portale

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-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! –

Un urlo. Un’ombra nella luce che stava squarciando a poco a poco il velo di tenebra portato dalla notte, in quell’alba tanto simile ad altre, ma tanto diversa dalle altre. Sennar sapeva che l’urlo apparteneva a Nihal. Sapeva che Nihal, ormai da giorni, stava lottando. Da giorni, Nihal era silenziosa, di pessimo umore e stanca morta. Sperava fosse una cosa passeggera, ma più passavano i giorni e meno ne era convinto. Sapeva anche il perchè di questo stato d’animo. Era per via di quei sogni. Quei sogni che la portavano a svegliarsi agitata e urlante, di soprassalto, svegliando sempre anche lui. Si girò verso di lei. Nonostante tutto, era sempre bellissima. L’agitazione di certo non poteva ridurre la sua bellezza. I suoi occhi viola, anche se tradivano la sua agitazione, erano fantastici come sempre. I corti capelli blu che Sennar tanto amava accarezzare, portavano i segni di una notte agitata, essendo spettinati e disordinati. Le lunghe orecchie erano il dettaglio che più ricordava alla gente il suo retaggio, quello di un popolo sterminato qualche anno prima, di cui lei era ormai l’unica sopravvissuta. I mezzelfi.
Sorrise, pensando a come era nata la loro storia. Prima la sfida di Sennar a Nihal per il suo pugnale. Nihal, infatti, sembrava imbattibile in tutta Salazar e anche nei dintorni. Quindi lui si era fatto avanti come sfidante. Il suo trucchetto magico l’aiutò a battere Nihal e vincerle il pugnale che lei metteva in palio. Qualche anno più tardi si ritrovarono studenti di magia da Soana, sorella di Livon, il padre adottivo di Nihal. Da quel punto in poi, diventarono molto amici, passarono un sacco di avventure insieme, fino ad innamorarsi. Si sorprese a pensare che era stato strano, e che doveva ringraziare di cuore quel pugnale, perchè senza di esso si sarebbe perso una parte della vita che a lui sembrava fantastica. Era felice con lei. Non avrebbe saputo descrivere in termini migliori ciò che provava. Perché forse, in fondo, non c’era un modo per descrivere quella gioia. Quindi diceva semplicemente di essere felice. Interruppe i suoi pensieri, ritornando alla realtà. Nihal ansimava, in cerca di aria che potesse portarle un po’ di tranquillità, facendo passare quell’agitazione che si sentiva addosso. Sennar allungò un braccio verso di lei, accompagnò dolcemente con esso il busto di lei verso il letto, quindi la strinse in un caldo e affettuoso abbraccio.

– Cosa c’è cara? – Le chiese, quindi.
– Lo sai. – Rispose brusca Nihal.

< Ancora cattivo umore. Speriamo che prima o poi la smettano questi sogni. > pensò il mago.

Questa storia dei sogni era iniziata circa tre mesi prima. All’inizio capitavano raramente quei sogni, ma col passare del tempo erano stati sempre più frequenti. Ormai arrivavano ogni giorno. < Il prossimo passo cosa sarà? Più volte al giorno? Poverina. È distrutta. E più passa il tempo, più peggiora. >

– Dai, piccola che è tutto a posto. Era solo un brutto sogno. – Cercò di tranquillizzarla Sennar.
– Mi sono stancata! Sempre questi maledetti sogni! Ormai non riesco più nemmeno a dormire! Vado a farmi due passi. – Rispose Nihal, alzandosi dal letto.
– Vuoi che venga anche io cara? – Le chiese Sennar.
– No, resta a dormire. Tu che ci riesci. – Gli rispose lei, sconsolata.

Nihal si diresse verso il suo guardaroba e tirò fuori il suo abituale vestito da cavaliere di drago in borghese. Come sempre, evitava abiti femminili. Non era nel suo carattere vestirsi come ogni donna, ma come ogni altro cavaliere di drago, tra cui, comunque, l’unica donna era lei. Mentre si vestiva, aveva mille pensieri in testa. Il primo era per Sennar. Ultimamente lo trattava davvero male, ma non riusciva a stare tranquilla. Quei sogni la stavano distruggendo. In più non riusciva a capire cosa significassero. E nemmeno li ricordava troppo bene. Eppure lui continuava a starle accanto, fregandosene della sua scontrosità. < Sono stata proprio fortunata. Però spero passino in fretta questi sogni. E’ ormai un mese che ogni giorno succede, ed è un mese che sono scontrosa e aggressiva con lui. Sennar non avrà una pazienza infinita. > pensò Nihal. Ma tutti questi pensieri non riuscivano a toglierle di dosso quella strana sensazione. Era simile all’agitazione, ma non sapeva per cosa. Si diresse a passi decisi verso la porta. L’aprì, e il piacevole tepore del sole mattutino la inondò. Stette qualche minuto sulla soglia a godersi il mondo che si risvegliava, in contemporanea con la levata del sole. Quindi, si avviò seguendo un percorso a lei ormai noto. Lo faceva sempre, quando si svegliava di soprassalto per via di quei sogni. Si fermò in mezzo alla foresta. Le piaceva quel preciso punto, dove c’era quel dirupo. Da lì si poteva osservare chi passava sotto. Si avvicinò al dirupo, e spalancò gli occhi per la sorpresa di quello che vide. La strada sottostante era piena di sangue e di corpi di morti e dilaniati. Nihal si ricordò all’improvviso i suoi sogni. Orde di scheletri che assaltavano lei, Sennar e gli abitanti di tutto il Mondo Emerso. Il corpo di Sennar, che lei aveva visto morire, alzarsi e andarle incontro nonostante la grave ferita al cuore e alla gola. Nihal dilaniata e straziata dalla stessa persona che aveva amato. O meglio, dal suo corpo. Ma non era sicura che fosse ancora lui, a prescindere dal fatto che il corpo fosse ancora quello. Nihal si riscosse e aguzzò la vista. E quel che vide la terrorizzò ancor di più. Le sembrava di stare facendo uno di quei sogni. Arretrò, lo sguardo ancora fisso sulla scena, come a volersi nascondere, in modo da non farsi vedere. Poi accadde una cosa che Nihal non avrebbe mai immaginato. Sentì uno strano rumore, così si volse e ciò che vide la stupì forse ancora di più. Di fronte ai suoi occhi stava a mezz’aria qualcosa. Nihal non sapeva cosa potesse essere, ma vedeva un cubo di dimensioni ridotte (avrebbe potuto tranquillamente starle nel pugno), di colore violaceo. Sembrava però etereo, quasi come se fosse il fantasma di un cubo. Improvvisamente, il cubo iniziò a muoversi in circolo, disegnando un cerchio perfetto. All’interno di questo cerchio, apparve un’immagine di un mondo sconosciuto. I palazzi bianchi dalle alte guglie, un sacco di persone terrorizzate, e in mezzo una donna e tre esseri cui non avrebbe saputo dare una definizione. La donna era bionda e capelli non troppo lunghi le cadevano come una pioggia aurea sulle spalle. Il vestito, un lungo abito che le arrivava fino ai piedi, era bianco e viola, con il limite di demarcazione tra il bianco e il viola di un acceso color oro. Teneva anche un lungo bastone, con un cristallo verde alla sua estremità. < Una maga > pensò Nihal, notando la somiglianza tra il bastone della donna e quello di Sennar. In sua compagnia stava un essere a lei sconosciuto. O meglio, sconosciuta. Infatti, dalle apparenze sembrava di sesso femminile. Assomigliava un poco agli elfi che lei conosceva, ma al tempo stesso era molto diversa. Una fantastica tigre dall’aspetto fiero, a strisce bianche e nere, la serviva come cavalcatura. Per quanto riguardava lei invece, notò maggiormente la somiglianza con gli elfi grazie alle lunghe orecchie che caratterizzano quella razza. La pelle viola però tradiva le sue differenze. Aveva capelli di un vivace colore blu, e anche i suoi arrivavano fino alle spalle. Portava, poi, un abito lungo e bianco, e cavalcava mantenendo un atteggiamento regale. L’enorme arco, infine, completava il sobrio equipaggiamento di questa strana elfa. Nihal, però, era sicura che, dietro quell’aspetto semplice, si nascondesse una persona tanto complessa che non sarebbero bastate milioni di parole per descriverla a fondo. Anzi, pensò, le parole l’avrebbero descritta sempre parzialmente, a prescindere da quali e quante ne fossero state usate. Accanto all’arciera, si poteva vedere un altro essere a cavallo di un’altra creatura. La creatura che era cavalcata sembrava un lupo, solo sembrava molto più cattiva. L’aspetto famelico era accentuato dal folto pelo nero e dall’armatura che lo ricopriva. Al contrario della tigre della compagna, quel lupo non aveva un aspetto fiero, ma feroce e, nonostante tutto, al tempo stesso controllato. Sembrava, infatti, potesse saltare, in ogni istante, addosso a qualcuno e sbranarlo, ma invece che farlo, stava lì in attesa. Probabilmente era merito di colui che lo cavalcava. Costui era di una razza strana e sconosciuta a Nihal. La sua pelle era verde, i capelli, neri, erano modellati in trecce che gli ricadevano sul petto e una pesante corazza lo copriva quasi completamente, nera anche lei. Se il suo lupo incuteva timore, lui ne incuteva ancora di più. Il suo fisico era molto muscoloso, e dava l’impressione di poter sollevare Nihal con un dito, se l’avesse voluto. < D’altronde, ha un martello molto pesante. Si sarà allenato così tanto con quello. > pensò Nihal. In una mano, infatti, reggeva un grande martello da guerra. Nihal stimò che mentre lui lo teneva con una mano, facendolo sembrare un giocattolo, forse lei non sarebbe riuscita a sollevarlo neanche con due mani. Ma ancora più sconvolgente degli altri, era il quarto membro di quella strana compagnia. Il più alto dei quattro, Nihal non riusciva a capire cosa fosse. Ai suoi occhi, era come se una donna avesse messo alla luce un figlio avuto da un toro. Infatti, questo essere sembrava un toro che stesse in piedi sulle zampe posteriori. Aveva lunghe corna bianche che si allargavano lateralmente dalla sua testa, i capelli neri, un anello alle narici, gli zoccoli da toro, ma le mani da umano, semplicemente molto più pelose. Aveva anche una treccia che gli partiva dal mento e gli arrivava all’altezza del bacino. I vestiti erano di pelle, di colori simili a un marroncino chiaro. In una mano teneva un’ascia enorme, grande più dei compagni dell’essere. Eppure riusciva a tenerla con una mano sola. Si chiese se riuscisse anche a maneggiarla con una sola mano. Comunque, Nihal non voleva nemmeno pensare cosa sarebbe potuto succedere a trovarselo di fronte come nemico. Dava, infatti, l’impressione, a prescindere dal fatto che riuscisse a maneggiare l’ascia con una o due mani, di essere un nemico formidabile, quasi imbattibile.
Improvvisamente, l’essere dalla pelle verde disse qualcosa, e tutti e quattro partirono verso di lei. Nihal non riusciva a muoversi. Quello spettacolo richiamava i suoi occhi e la paralizzava per via della sua magnificenza e stranezza. Fu così che quando i quattro esseri uscirono da quell’immagine, quasi la travolsero.

Il capo dell’orda Thrall

– Ferma, fermaaa. – intimò la profonda voce dell’essere dalla pelle verde al suo lupo.
– Ma. Dove ci troviamo, Thrall? – chiese l’umana.
– Non lo so, Jaina. Cairne, tu ne sai qualcosa? – rispose Thrall, ovvero l’essere dalla pelle verde, a Jaina, l’umana, chiedendo a sua volta la stessa cosa all’uomo-toro, Cairne.
– Nemmeno io lo so, giovane Thrall. Forse la nostra amica Tyrande ne sa qualcosa. – rispose Cairne a Thrall, girando quindi la domanda all’elfa, Tyrande.
– Non saprei proprio dirlo. E comunque, è solo un’alleanza per il bene comune. Nessuna amicizia. – rispose Tyrande.

Solo in quel momento i quattro si ricordarono di Nihal, che stava fuggendo.

– La ragazza! Potrebbe guidarci lei! Ma sta fuggendo. – disse Cairne.
– Vado a parlarle io – disse Jaina.

Nihal correva più che poteva, ogni suo muscolo tirato al limite, i polmoni che cercavano disperatamente aria nel tentativo di darle energie sufficienti per permetterle di continuare quella disperata corsa, quando all’improvviso vide davanti a sé delle strane luci azzurre muoversi, e da esse apparire Jaina. Nihal accennò a correrle oltre, ma la maga la bloccò.

– Cosa vuoi da me? – chiese Nihal, alterata.
– Non ti allarmare, elfa. Io sono Jaina Proudmoore, maga del Kirin Tor, regina del regno di Theramore, figlia dell’ammiraglio Daelin Proudmoore, signore del regno di Kul Tiras. Siamo finiti in questa terra e non sappiamo nemmeno dove siamo. Abbiamo visto un esercito di non morti razziare le nostre terre e scappare da quel portale, perciò abbiamo deciso di seguirli. Solo che, appunto, non sappiamo dove siamo. – rispose Jaina.
– Prima di tutto non sono un’elfa, ma una mezzelfa. – disse Nihal.
– Mezzelfa. Non conosco razze del genere, mi dispiace. – rispose la maga.
– Beh, è semplice. Un umano e un’elfa, o un elfo e un’umana, hanno un figlio. Ecco, questo è un mezzelfo. Ovvero metà sangue elfico e metà umano. – le spiegò pazientemente la mezzelfa.
– Capisco. Dove scappavi? Non vogliamo farti del male, ma ottenere solo un aiuto da te. – chiese Jaina con un tono dolce e rassicurante.
– NON stavo scappando. Purtroppo sono uscita senza spada, e alla vista del vostro gruppo ci ho pensato. Così stavo correndo a recuperarla a casa mia. – spiegò Nihal, adirata.
– Ok ok scusami. Non volevo offenderti. Quindi, dove siamo? – chiese di nuovo l’umana.
– Semplice. Siete nelle Terre Ignote. – spiegò con un tono di superiorità nella voce Nihal.
– Terre Ignote? Mi giunge nuovo questo posto. Comunque, non devi aver paura di nessuno di noi. I miei compagni sono: Tyrande Whisperwind, elfa della notte, Alta Sacerdotessa di Elune, leader delle Sorelle di Elune e regina del regno elfico di Darnassus. Thrall, orco, figlio di Durotan, capo dell’Orda, sciamano e liberatore del popolo orchesco. E poi c’è Cairne Bloodhoof, tauren, capo della tribù Bloodhoof, delle tribù unite dei Tauren e del loro regno di Thunder Bluff. Sono tutti brave persone, e nessuno ti farà del male senza motivo. –
– Bene… posso andare, ora, a recuperare la mia spada? – chiese il permesso, in tono sarcastico, la giovane mezzelfa.
– Va bene. Ti raggiungiamo noi. – rispose Jaina e sparì.

Nihal riprese, con più tranquillità, la strada per tornare a casa. A pochi metri dalla sua meta, però, si ritrovò davanti qualcosa di davvero orrendo. Era alto il doppio di lei e sembrava costruito unendo varie parti di corpi diversi.
Distolse lo sguardo da quell’orripilante spettacolo, e fu presa da un conato di vomito, non solo per l’orrenda vista, ma anche per il terribile odore che si portava dietro quella creatura.
Istintivamente, allungò una mano verso il fianco, ma non vi trovò nulla.

– Che scema! E’ vero che la spada l’ho lasciata a casa!!!!! – si disse tra sé e sé Nihal.

Intanto l’essere si stava avvicinando. Quando ormai era pronto a colpirla, lanciò un urlo e si voltò. Nihal lo guardò, e vide una freccia conficcata in quello che poteva essere definito il suo collo. Improvvisamente, notò due lupi, che sembravano fantasmi, avvicinarsi al gigante e iniziare a morderlo e tirargli a zampate. Una palla di fuoco lo colpì e Cairne gli diede un potentissimo colpo di ascia su una gamba. Il gigante, quindi, crollò, e Cairne fu veloce a decapitarlo.

– Grazie… – sussurrò Nihal.
– Non c’è di che! – rispose pronto e gioviale Cairne.
– Ma… cos’era? – chiese la mezzelfa.
– Un abominio. Un pessimo esperimento creato dal Lich King nelle fredde terre di Northrend, per seminare terrore e distruzione tra i viventi. – rispose con voce atona Thrall.
– Che schifo. Deve essere proprio una brutta persona questo Lich King. – rispose schifata Nihal.
– Già. Comunque, ti seguiamo. Andiamo a prendere la tua spada, che poi si parte a caccia di non morti! – disse con tono esaltato Tyrande, con una strana luce negli occhi.

Quando Sennar vide sua moglie, si spaventò. Era cadaverica, con un’espressione di infinita tristezza e gli occhi spenti. Non l’aveva mai vista così, nemmeno nei momenti peggiori.

– Cosa succede??? – chiese il mago allarmato.
– Non posso dirtelo. Nessuna parola può descrivere ciò che ho appena visto. Vieni con me, mio caro, e scoprirai da te. – rispose lei.

Mentre si allacciava il fodero alla cintura, ripensava a quanto accaduto nell’ultima ora. Morti a non finire, cadaveri che camminavano ovunque, esseri viventi che apparivano dal nulla. C’era decisamente qualcosa che non andava. Pensò che fosse arrivata la fine del mondo. Ma poi ricacciò il pensiero. Fine del mondo o meno, non le importava. Il mondo aveva ancora bisogno di lei, e Nihal della Terra del Vento, o Shireen, il suo nome originale, non poteva sottrarsi. Immersa in queste riflessioni guardò suo marito che si preparava, mosse alcuni passi nella sua direzione e lo baciò appassionatamente, sperando non fosse l’ultimo bacio della loro vita.

– Sennar, invia un messaggio a Ido. Quello che sta accadendo non riguarda solo le Terre Ignote, ma tutto il Mondo Emerso – sollecitò Nihal.

Ido era uno gnomo. Era stato al servizio del Tiranno contro l’esercito delle Terre Libere, in qualità di generale. Fu lui a compiere, insieme a suo fratello Dola, la strage dei mezzelfi. Ma poi Ido scoprì che Dola aveva ucciso il loro padre per prenderne il posto sul trono della Terra del Fuoco. A quel punto Ido si pentì di tutto ciò che aveva fatto e si consegnò al consiglio che governava il mondo libero. Entrò nel loro esercito e ne diventò ben presto generale. Divenne cavaliere di drago (l’unico gnomo ad avere quest’onore) nonostante i difficili rapporti con Raven, il capo dell’Accademia dei Cavalieri di Drago. Ma conobbe Nihal, di cui divenne insegnante. In quel periodo, oltre a insegnarle tanto, Ido divenne quasi un padre per lei, come lei una figlia per lui. Da allora, restarono molto amici i due e Sennar.

Mentre pronunciava quelle parole, si sentì bussare alla loro porta. Lei andò ad aprire, e trovò davanti a sè il piccolo generale.

– IDO!!!!! – urlò piena di gioia, e lo abbracciò forte.
– Ahahahahah. Sono felice che mi ricordi ancora con tanto affetto!!! Ma ora, sull’attenti!!!! – scherzò lo gnomo, per poi abbracciarla a sua volta.
– Ido??? – urlò, sorpreso, dall’interno casa Sennar.

– C’è qualcosa di strano. Nella Terra del Mare sono apparsi strani esseri. Sembrano dei morti, ma al tempo stesso sono vivi, si muovono, e soprattutto, decimano gli abitanti. Bisogna fare qualcosa! – spiegò l’ultimo arrivato.
– Lo so già purtroppo. Stavamo giusto andando io e Sennar a fare un giro con i nuovi arrivati per mostrare a lui che è successo, e per fracassare un po’ di crani non morti. – disse in un ringhio Nihal.
– Morti che camminano?????? E’ la fine del mondo per caso???? – chiese Sennar.
– Non lo so, ragazzo. Me lo sono chiesto anche io, e non so darmi una risposta. – rispose Ido.

Uscirono, e dopo le dovute presentazioni, si apprestarono a fare un giro. Sennar e Nihal su Oarf, Ido su Vesa, mentre gli altri a terra. E così, dopo la battaglia contro il Tiranno, iniziava un’altra battaglia, ben più sfiancante, contro una forza estremamente potente. Perchè ognuno dell’esercito del Mondo Emerso che fosse morto, sarebbe stato un nuovo soldato a favore dei loro nemici. E bisognava lottare contro qualcosa che Nihal, Sennar, Ido e tutti gli altri delle terre del Mondo Emerso non comprendevano pienamente. Non avevano mai visto nulla di simile, a parte quella volta che il Tiranno aveva usato contro di loro gli spettri. Ma qui era qualcosa di peggiore, ogni loro morto ingrossava le fila del nemico. E con il numero soverchiante di questi ultimi, di morti ce ne sarebbero stati parecchi. Solo gli eroi del passato e di altri mondi potevano salvarli.

– E così rinizia. Ancora una volta siamo contro i non morti. Finirà mai questa infinita guerra? – disse Jaina.
– Non lo so. Ma sicuramente aiuteremo il Mondo Emerso a liberarsi di questa piaga. – disse Tyrande.
– PER I POPOLI LIBERI!!!!!!!!!! – gridò Ido e si lanciò verso un gruppo di non morti, senza sapere se e come avrebbe concluso la giornata, ma felice di lottare ancora una volta per la libertà di coloro che amava.

Deudermont