Scilla era una bellissima ninfa che aveva l’abitudine di bagnarsi nelle acque della Sicilia o della Calabria meridionale.

Un giorno Glauco, semidio figlio di Poseidone, re del mare, la vide e se ne innamorò perdutamente. Scilla, non appena capì che il suo spasimante era mezzo-uomo e mezzo-pesce, fuggì urlando sulla montagna. Glauco non si perse d’animo e si rivolse alla maga Circe, famosa per i suoi incantesimi e i suoi filtri.
Purtroppo Circe era segretamente innamorata di Glauco e, invece di dargli un filtro d’amore, gli diede un veleno da versare nell’acqua di mare. Non appena l’ignara dea entrò nel mare, la parte inferiore del suo corpo si tramutò in un gruppo di teste di cane dal collo serpentino. Una sorta di polipo con serpenti che terminavano in teste di cani feroci, al posto dei tentacoli.
Da quel giorno si ritirò sugli scogli dello Stretto di Messina e prese a divorare gli incauti marinai che si avvicinavano al suo rifugio.
Enrico Di Giacomo