Sul mare, la luna assume tutto un altro effetto.
Pallida com’è, nell’oscurità della notte non è che un preciso cerchio di luce, ma nell’acqua ancora più scura vi si immerge e in mille pieghe sembra voler diventare parte di quelle onde stesse, un’increspatura fra le increspature.

Nell’oscurità era l’unica fonte di luce: vidi come dolcemente si poggiava su ogni cosa, la moschea nell’angolo ne rimaneva colpita dalla punta, la luce si divideva poi in mille e più angoli, toccando diversi punti delle mura, tutti uniti da delle piccole mattonelle, come se fossero state messe lì appositamente come percorso per luna.
All’orizzonte invece toccava una nave da crociera che passava, tutta illuminata com’era veniva poco toccata dalla tenue luce notturna, quell’edificio navigava sul mare verso una meta sconosciuta, piegando sotto di sé le onde del mare dove la luna si era poggiata, quasi per aiutarla a congiungersi all’acqua, ma senza riuscirci completamente.
Mi volsi e non vidi più nulla, il buio sembrava accecarmi. La poca luce che emanava la luna non serviva a farmi vedere tutto intorno a me: a stento riconoscevo la Moschea sulla mia destra e delle case e negozi lungo la via per il Bazar.
Sentendomi assurdamente piccolo e perso caddi sulla sabbia, tenendo ancora gli occhi fissi sul cielo sopra di me, completamente assente di stelle, come se tutto fosse stato preparato a mostrare la luna come unica regina della notte in cui avrei dovuto dire addio a tutto ciò che mi circondava in quel preciso istante, compresa la ragazza che, sorridendo, si sedette accanto a me, stringendosi nella sua pesante felpa.
Ora, insieme, fissavamo il mare che ci si poneva davanti, mentre una nave in lontananza ancora percorreva il suo tragitto, ed aveva superato quel disordinato riflesso che la luna donava al mare, e indirettamente quella stupenda immagine che donava a noi.
Sentii la sua voce dire, piano
-Yakamoz
Le passai il braccio intorno alla spalla e la strinsi a me. Poggiò la sua testa sul mio collo, e sentii come era presa dai brividi del pianto. Eppure, quando feci per guardarle in viso, sorrideva. Non riuscii a trattenermi, e le lacrime lentamente iniziarono a cadere sulle mie guance.
E tutte le mie lacrime portavano il tuo nome
Tutte a gran voce si disperavano
E gli occhi piangevano perché nel profondo
Sapevano che non avrebbero mai più rivisto il tuo volto
E la mente non li fermava,
perché non poteva non pensare ad un futuro senza te
Eppure sorrido perché nella mente ho ancora il tuo ricordo
E il riflesso di una bellissima luna sul mare.
(c) Gennaro- Cennaro- Nolano Vietata la copia, anche parziale, del testo.