Ren non era mai stato un valido soldato. Non aveva mai preso parte a nessuna azione militare. Era solo un comunissimo individuo che si limitava a vivere dignitosamente la sua vita. Era figlio di un fabbro di Goldshire, tranquillo villaggio nelle vicinanze di Stormwind, capitale degli umani. Era solo un ragazzo semplice. Fino a quel momento.

Ora giaceva lì, in ginocchio col capo chino, lo sguardo spento che fissava il cadavere di fronte a lui. La pioggia scendeva a fiumi copiosi, i quali si mescolavano con le calde lacrime emesse da quei suoi occhi tristi. Porse la sua mano, aprendo il maglio, e lasciò cadere un pendente di argento raffigurante un martello, simbolo che era appartenuto a suo padre e che, allo scoccare della mezza estate di due anni prima, egli regalò al proprio figlio prediletto.
Lasciò cadere il pendente sul petto del cadavere e , con una voce triste velata dal pianto, bisbigliò “Addio fratello mio. Possa il tuo spirito trovare la pace nell’aldilà. Nostro padre, in punto di morte, mi chiese di starti vicino, ma ho fallito. Le tue spogli, ora, conosceranno solo la pace, non vi sarà più la notte nella tua anima.”. Dopo quelle parole la mente di Ren corse veloce indietro nel tempo, fino a quel maledetto giorno. Lui e suo fratello minore erano gli unici ad essere scampati al massacro di Dalaran da parte del Flagello. Dopo una notte da incubo iniziò un viaggio estenuante fino alle terre di Azeroth, terra in cui molti umani si radunarono in quei giorni travagliati per scampare al massacro. Si stabilirono a Goldshire e, con il tempo, iniziarono a dimenticare la loro sventura e si concentrarono sul rifarsi una vita nuova. Ma, ahimè, il male aveva corrotto il cuore del fratello minore di Ren, Ahitel, il quale mostrò un comportamento sempre più violento e incontrollato. Ren ammonì suo fratello per quel suo comportamento deprecabile, ma la reazione del parente fù una fuga notturna. Ren non ebbe più notizie di suo fratello sinchè, un giorno. Venne chiamato a combattere nelle terre di Lordaeron.
L’esercito di cui faceva parte il giovane ragazzo si era scontrato con un orda di non morti nei pressi di Tarren Mill: grande fu la carneficina che entrambi gli eserciti subirono. I sopravvissuti erano costretti a combattere sui cadaveri dei propri compagni a causa del poco spazio. Fu una guerra ravvicinata e claustrofobia. Ren marciava a fianco di Hoden Lightsoul, paladino di Stormwind, abbattendo non morti a decine finchè il fato, avverso a lui, pose davanti a Ren quello che una volta era suo fratello. Era emaciato, con il volto devastato da putridi vermi e gli occhi rossi che brillavano di una luce innaturale. Ren stentò a riconoscerlo se non grazie alla cicatrice ce suo fratello aveva sull’occhio sinistro, ferita ottenuta durante l”evacuazione da Dalaran. Si fermò come bloccato da una forza superiore, cercando di capire come poteva essere accaduto che suo fratello minore fosse diventato una belva tanto orribile ma, la creatura, lo attaccò senza esitazione. I suoi artigli stavano per raggiungere la gola del ragazzo quando, improvvisamente, un colpo podersoso di martello divise in due l’abominio: Hoden Lightbringer aveva salvato la vita a Ren.
La mente tornò al presente, e Ren si alzò dal fango che lentamente inghiottiva il cadavere di suo fratello, o perlomeno ciò che ne rimaneva, prima di voltarsi verso Hoden, il quale giaceva in silenzio alle sue spalle. L’uomo guardò il ragazzo con aria austera domandandogli “Cosa desideri, ragazzo mio?”
“Vendetta mio signore…”