Perchta, Berchta o Berta in area germanica era il corrispettivo femminile del dio celtico Cernunnos. Era la dea che vegliava sulla natura e sugli animali. Infatti era anche chiamata Signora delle bestie.

La sua figura era molto simile a quella della dea Holda, venerata principalmente nella Germania del Nord. Entrambe le divinità si mostravano agli uomini nei giorni tra il Natale e l’Epifania, quando l’oscurità sembrava prevalere sulla luce e il confine col mondo degli spiriti si assottiglia.
In quel periodo, nella profondità dei boschi, i cacciatori si potevano imbattere nel suo corteo, costituito da animali selvaggi, elfi e anime. Per quanto la leggenda di Perchta-Holda sia tipicamente nordica, essa era conosciuta anche in area mediterranea. Basti pensare alla novella Nastagio degli Onesti del Decamerone di Boccaccio e al canto dantesco di Pier delle Vigne. In effetti il mito presenta analogie con la figura di Diana-Artemide. Forse anche l’antico adagio quando Berta filava… ha legami con la leggenda di Perchta, che proteggeva le donne che filavano la lana.
Ancora negli anni Trenta, in Germania era viva l’usanza di confezionare nel periodo natalizio dei pani a forma di treccia, che i bambini lasciavano nei boschi per ingraziarsi la dea.
Perchta significa splendente: per questo a volte è rappresentata bella e bianca come la neve.
Sembra che il suo culto fosse legato alla rigenerazione della natura e al ritorno della luce, infatti è proprio tra Natale e l’Epifania che la durata del giorno riprende a crescere.
Tuttavia non mancano racconti che la dipingono vecchia e brutta, tanto che in alcune parti dell’arco alpino è assimilata alla Befana. Alcuni hanno voluto vedere in questa tradizione l’influsso del Cristianesimo, che mirava a screditare gli antichi culti pagani.