La bestia del Gevaudan

Francia, 1764. Il regno di Luigi XV attraversa una pesante crisi economica, aggravata dalle spese militari sostenute per finanziare la guerra contro l’Inghilterra. La regione del Gevaudan, oggi Loziere, nel centro del paese, è scossa da orribili delitti. Una creatura mostruosa, probabilmente un lupo gigantesco, dilania orrendamente donne e bambini e poi si dilegua nei boschi. Per uccidere la “Bestia”, il re inviò nella regione un reparto di dragoni, che abbatterono numerosi lupi, senza però risolvere il problema. In un secondo momento vennero inviati nella regione due noti cacciatori, che abbatterono lupi di dimensioni sorprendenti. I delitti, però, continuarono. Finalmente nel settembre 1765 con una enorme spingarda venne abbattuta la quinta bestia dello Gevaudan, il cosiddetto “lupo di Chazes”:1,4 metri di lunghezza, coda esclusa, e 70 chilogrammi di peso.

Luigi XV premiò il suo uccisore con una somma enorme, ma poi le aggressioni ripresero. Solo nel giugno 1767 Jean Chastel eliminò l’ultima “Bestia”, ma le sue speranze di essere premiato furono presto deluse, perché per Luigi XV il vero mostro era quello di Chazes. Per suo ordine era stato sospeso perfino il conteggio delle vittime.

Il computo ufficiale è di 116 morti, ma sembra che il numero reale sia tra 150 e 180.

Sono state fatte varie ipotesi sulla belva dello Gevaudan: per alcuni era un serial killer travestito da lupo, per altri era una iena fuggita da un circo, per altri ancora un lupo (o meglio una famiglia di lupi) affetti da acromegalia, una malattia genetica che sviluppa in modo anormale la testa e gli arti. E’ vero, comunque, che solo le fauci della iena sono in grado di spezzare l’osso cervicale umano e che alcune vittime vennero trovate decapitate, forse perché l’animale aveva tentato di portarle al riparo afferrandole per il collo. Inoltre la belva abbattuta da Jean Chastel (l’ultima in ordine di tempo, perché dopo la sua morte i delitti cessarono definitivamente) venne malamente imbalsamata e il re ne ordinò l’immediata distruzione, senza che fosse esaminata.

Nemmeno la tesi del serial killer può essere scartata, perché alcuni testimoni dichiararono di aver visto la bestia correre via sulle zampe posteriori.

Enrico Di Giacomo