Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso nelle campagne italiane le automobili erano cosa rara. Allora si camminava molto, di giorno e di notte, alla luce della luna e delle stelle, perché torce e lanterne erano poche e usate con parsimonia. I ragazzi si incontravano dopo cena nei casali e trascorrevano parte della notte a giocare a carte o a ballare, se c’era qualcuno con la fisarmonica. Poi si rincasava, magari da soli. Alcuni anziani di Otricoli, in Umbria, mi hanno raccontato che nelle notti d’estate erano terrorizzati da una strana creatura, che incontravano a notte fonda durante il ritorno a casa.
Appariva all’improvviso nei pressi di una casa diroccata e aveva l’aspetto di un grosso cane bianco, un maremmano. Il cane inseguiva i passanti e non li abbandonava, se non dopo essere stato accarezzato. Chi lo ignorava rischiava di essere gettato in terra e morso. Era inutile rincasare in gruppo, perché il cane appariva solamente ai viandanti solitari.
Una notte uno di essi, un po’ avvinazzato, se lo trovò davanti all’improvviso. Reso spavaldo dal vino, decise di affrontarlo e lo colpì alla testa con un bastone. Il cane cadde a terra. Il giovane allora lo mise in una balla di canapa da una soma (un sacco per il grano di grosse dimensioni) che aveva con sé e se lo caricò sulle spalle, deciso a mostralo agli amici l’indomani.
Ma dopo qualche centinaio di metri, il sacco cominciò a dimenarsi con violenza e gli sfuggì dalle mani.
Non appena toccò terra, dal suo interno uscì una ragazza completamente nuda, che fuggì per la campagna.
Dopo di allora il cane fatato non apparve più.